Quante volte avete pensato di chiedere informazioni al vostro idraulico di fiducia per installare un sistema di trattamento acqua oppure avete ricevuto chiamate da un call center per proporvi un sistema, quasi sempre il migliore sul mercato, per affinare l’acqua del vostro rubinetto?
Ad oggi sono molte le soluzioni che possiamo adottare per bere l’acqua di casa in modo sicuro risparmiando molti euro all’anno e salvaguardando l’ambiente. Ma cosa c’entra l’acqua delle nostre abitazioni con la salvaguardia dell’ambiente?
Ecco qualche info in più sui sistemi a osmosi inversa per acqua potabile di casa:
- L’Europa e i riferimenti normativi sul consumo di acqua in bottiglia;
- Come funziona un impianto sotto lavello a osmosi inversa per acqua potabile… e cos’è
- Come scegliere un impianto a osmosi inversa
Di seguito, invece, il link per scoprire come effettuare la manutenzione dei sistemi a osmosi inversa.
L’Europa e le acque in bottiglia
Ecco qualche dato che ci aiuta a capire meglio. In Europa, dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si consumano annualmente circa 46 miliardi di bottiglie di plastica contenenti acqua. Solo in Italia sono tra i 7,2 e gli 8,4 miliardi di bottiglie. Tutta questa plastica viene, in parte, riciclata e in parte viene dispersa nell’ambiente. Avete mai trovato, infatti, delle bottiglie sulla spiaggia dopo una mareggiata. Ecco quello è un modo chiaro che il mare adotta per ricordarci che l’inquinamento da plastica è una realtà e non solo una teoria di qualche fanatico dell’ambiente.
E non finisce qui, anche il trasporto di bottiglie di plastica incide sull’inquinamento. In Italia, il trasporto dell’acqua è uno dei punti più rilevanti dello spreco nell’intero ciclo produttivo. Dagli stabilimenti di imbottigliamento, situati nella maggior parte dei casi in Lombardia, Piemonte e Toscana, seguiti da Calabria, Emilia-Romagna e Sardegna, le bottiglie percorrono centinaia di chilometri per essere distribuite in tutto il Paese: la quasi totalità dei casi, 85%, avviene su gomma, con le conseguenti emissioni di CO2, e solo nel 15% si utilizza il trasporto su rotaia.
E’ vero che ad oggi sono molte le iniziative che vengono applicate per ridurre il consumo di acqua in bottiglia a favore dell’acqua corrente. Il Water Safety Plan, ad esempio, è un accordo internazionale in cui sono state adottate misure atte a rendere ancora più sicura l’acqua che arriva nelle nostre case con controlli ancora più rigidi e continuativi lungo tutto la linea di approvvigionamento. In Italia esistono controlli molto selettivi per garantire acqua potabile in ogni casa. Non mancano, anche nel nostro Paese, delle iniziative per disincentivare l’utilizzo di plastica.
La CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), ad esempio, ha aderito alla campagna #StopSingleUsePlastic. Grazie ad un accordo con l’Associazione Marevivo e il Conisma (Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze), nelle università italiane vengono distribuite borracce di metallo e viene incentivata l’installazione di dispenser d’acqua e macchine del caffè con la possibilità di selezionare l’opzione “senza bicchiere”. L’obiettivo è quello di raggiungere il modello San Francisco, la famosa città americana dove sono state bandite le bottiglie di plastica.
Quindi, cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo? Ridurre l’utilizzo di bottiglie di plastica e fidarci di più dell’acqua che arriva ai nostri rubinetti.
Il sistema ad osmosi inversa. Cos’è e come funziona
Nonostante i continui controlli effettuati, è possibile che la nostra acqua abbia necessità di essere affinata prima di essere consumata. Esistono tanti sistemi per migliorare la qualità dell’acqua. Uno dei più efficaci e il sistema ad osmosi inversa.
Il sistema ad osmosi inversa adotta un facile principio secondo cui le molecole di un solvente, come, ad esempio, l’acqua, passano da una soluzione concentrata ad una meno concentrata con una pressione sulla soluzione più concentrata superiore alla pressione osmotica. Ogni sistema ad osmosi inversa è dotato di una membrana semipermeabile che riesce a separare il soluto dal solvente in modo così da ottenere un liquido puro e scartare il soluto. Diversamente da quello che capita con i filtri a carbone attivo, il passaggio dell’acqua attraverso la membrana non dipende dalla dimensione dei pori (minore è la dimensione dei pori e più è alta la capacità filtrante) ma da un’affinità chimica con la membrana che permette il passaggio esclusivamente a molecole idrofile, ovvero simili all’acqua. Quindi, tutto il resto viene trattenuto e scartato dal sistema ad osmosi inversa, come ad esempio batteri, metalli pesanti e sali minerali disciolti.
Un sistema ad osmosi inversa è in grado di trattenere, dunque, tutte le impurità presenti nell’acqua ed i sali minerali disciolti erogando acqua completamente osmotizzata, simile ad un’acqua distillata.
Le membrane sono la vera anima di questa tipologia di sistemi. Le membrane si differenziano in base alla loro grandezza, normalmente espressa in pollici, e alla capacità di erogazione, espressa in GPD (gallons per day). Le membrane, dunque, vanno dalle 50 GPD in poi, a seconda del sistema ad osmosi inversa in cui è installato. Nel caso dovessimo trovarci in presenza di un eccesso di sostanze nocive è importante che il sistema ad osmosi inversa fornisca acqua completamente osmotizzata con un filtro remineralizzatore in uscita in grado di regolare il livello di sali minerali.
L’osmosi inversa è, anche, lo strumento ideale per chi ha un impianto di addolcimento dell’acqua. Vi chiederete perché. Un addolcitore, per trattenere il calcare, rilascia nell’acqua sodio. Quindi, maggiori sono i gradi francesi trattenuti e maggiore sarà la quantità di sodio rilasciata. Si calcola, mediamente, che un addolcitore rilasci 5 mg/l di sodio per ogni grado francese (°f) trattenuto aumentando il livello di TDS dell’acqua.
Il limite di sali minerali consentito dal DPR236/88 e dal Dlgs 31/2001, che disciplina la qualità dell’acqua per il consumo umano, non deve superare i 1500 mg/l. Quindi, qualora ci trovassimo in presenza di acqua con una forte presenza di sali minerali, l’osmosi inversa è, anche, la soluzione ideale per ridurre il residuo fisso.
Come scegliere un impianto ad osmosi inversa
La scelta del miglior sistema ad osmosi inversa per acqua domestica non è scontata. La prima domanda che dobbiamo farci è questa: Quanta acqua consumiamo al giorno? E’ scontato che una famiglia di 2 o 3 individui consumi meno acqua di una famiglia composta da 6 persone.
Come dicevamo prima, i sistemi ad osmosi inversa sono costituiti principalmente da una membrana osmotica. Ogni membrana ha la sua specifica caratteristica e produce una certa quantità di acqua al giorno (GPD). Quindi dobbiamo prendere in considerazione sistemi ad osmosi inversa che siano in grado di fornire l’acqua di cui abbiamo necessità.
I sistemi si compongono, oltre che dalla membrana, anche di filtri a carbone attivo e sedimento. Questi filtri servono a proteggere la membrana da un’eventuale presenza di sedimenti o di eccesso di cloro che non favorisce il corretto funzionamento del sistema.
Talvolta, i sistemi ad osmosi inversa sono dotati di serbatoi di accumulo. Come mai? Quando ci troviamo una pressione non eccessiva, come, ad esempio, nei piani alti di un edificio, il sistema potrebbe non lavorare bene e, soprattutto, potremmo trovarci davanti ad un rubinetto che eroga poca acqua al minuto (ricordiamoci sempre che una parte dell’acqua che entra nel sistema ad osmosi inversa viene scartata). Per sopperire a questa riduzione di acqua viene previsto un accumulo in grado di fornire acqua osmotizzata al punto d’uso senza cali di portata o pressione. Ovviamente, visto che si tratta di accumuli, quindi con una possibilità di proliferazione batterica, questa tipologia di sistemi ad osmosi inversa sono dotati di un sistema UV come ultimo stadio in grado di neutralizzare eventuali batteri.
Insomma, qualunque siano le vostre esigenze, i sistemi ad osmosi inversa sono ideali per avere sempre acqua buona da bere.