Negli ultimi anni molte persone hanno deciso di utilizzare l’acqua del rubinetto rispetto all’acqua in bottiglia. Il tema dei rifiuti di plastica sta portando, infatti, le persone ad eliminare l’utilizzo delle bottiglie nella vita di tutti i giorni a vantaggio dei contenitori di vetro o delle borracce di alluminio.
L’Unione Europea, in quest’ottica, ha avviato un processo “plastic free” orientato ad eliminare l’uso della plastica monouso dai consumi dei cittadini.
In particolare, entro 2021 la plastica monouso verrà bandita dagli scaffali e verranno introdotte norme severe in merito agli imballaggi.
Le bottiglie sono formate da materiale plastico e sono, in genere, destinate ad essere utilizzate una sola volta e, spesso, smaltite non in modo corretto. I nostri mari, in particolare, contengono una quantità di plastiche e microplastiche senza precedenti. Basti pensare che, negli Oceani, sono presenti sei isole di plastica, zone in cui le correnti concentrano i rifiuti di plastica creando delle vere e proprie isole.
L’acqua degli acquedotti viene costantemente controllata ed è garantita da norme severe sia a livello comunitario che a livello nazionale.
Questi controlli riguardano sia gli aspetti microbiologici che chimici. Ogni parametro deve rispettare determinati criteri in base a delle precise prescrizioni contenute nel Dlgs 31/01. Il decreto, nello specifico, obbliga i gestori dell’acquedotto a fornire acqua potabile in ogni momento.
A livello europeo sono tante le iniziative per educare i cittadini nella scelta dell’acqua del rubinetto rispetto all’acqua in bottiglia. Il 28 marzo 2019 il Parlamento Europeo ha approvato un aggiornamento delle normative in modo da rafforzare la fiducia dei consumatori e incoraggiare l’uso dell’acqua del rubinetto. L’obiettivo dell’iniziativa è quella di “promuovere l’accesso universale” all’acqua pulita per tutti i cittadini, specialmente per i gruppi vulnerabili con accesso nullo o limitato.
La nuova legislazione, dunque, mira ad migliorare la qualità dell’acqua del rubinetto rendendo più severi i limiti massimi per certi inquinanti come il piombo o i batteri nocivi e introducendo i limiti per la maggior parte delle sostanze inquinanti presenti nell’acqua del rubinetto.
L’acqua del rubinetto è economica e rispetta l’ambiente. Secondo la Commissione europea, l’accesso a un’acqua di migliore qualità potrebbe ridurre il consumo delle bottiglie di plastica del 17%. Meno acqua in bottiglia significa non solo un risparmio economico ma anche rispetto per l’ambiente, riducendo le emissioni di CO2 e dei rifiuti di plastica.
Per migliorare l’acqua del rubinetto al punto d’uso si possono adottare diverse soluzioni. Una delle più efficaci è l’utilizzo dei depuratori ad osmosi inversa.
Questo sistema si basa su un processo in cui si forza il passaggio di un solvente attraverso una membrana semipermeabile in grado di far passare solo le molecole idrofile e di trattenere il soluto, come piombo, arsenico, sostanze inquinanti e batteri.
Il sistema ad osmosi inversa differisce da una microfiltrazione in quanto non si basa su una tecnica di filtrazione caratterizzato da un ostacolo fisico dato dalla dimensione dei pori ma su un processo che sfrutta le diverse affinità chimiche con la membrana semipermeabile.
L’acqua che viene trattata da un sistema ad osmosi inversa entra con una concentrazione di soluto più elevata ed esce, dopo il passaggio attraverso la membrana, con una concentrazione di soluto molto più bassa.
In caso di sistemi ad uso domestico, si stima che una membrana sia in grado di trattenere almeno il 95% delle sostanze saline presenti nell’acqua riducendo sensibilmente il residuo fisso.
Il residuo fisso è un parametro utilizzato per classificare le acque minerali. Espresso in mg/l o ppm, indica la quantità di sostanza solida perfettamente secca che rimane dopo aver fatto evaporare una certa quantità di acqua precedentemente filtrata in una capsula di platino preventivamente tarata.
In base al valore del residuo fisso si individuano diverse tipologie di acqua:
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– Acque meteoriche o minimamente mineralizzate (tra 10 e 80 mg/l)
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– Acque oligominerali (tra 80 e 200 mg/l)
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– Acque mediominerali: (tra 200 e 1000 mg/l)
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– Acque minerali (oltre 1000 mg/l)
Un sistema ad osmosi inversa è, dunque, in grado di regolare il livello di sali minerali presenti nell’acqua producendo un’acqua minimamente mineralizzata.
Tuttavia, grazie ad un sistema di by-pass, i sistemi ad osmosi inversa sono in grado di regolare il residuo fisso dell’acqua in modo da ottenere un’acqua più o meno minerale a seconda delle esigenze e dei gusti. Questo avviene grazie ad un sistema interno al macchinario in grado di miscelare acqua osmotizzata con acqua microfiltrata dal sistema stesso.
Nel caso l’acqua in ingresso abbia una presenza di sostanze particolari, come l’arsenico, è preferibile trattare l’acqua senza l’utilizzo del by-pass. Per remineralizzare l’acqua, in questi casi, è possibile installare in uscita un filtro remineralizzatore in grado di regolare, oltre ai sali minerali, anche il livello di PH.
Dunque, il sistema ad osmosi inversa si basa sul lavoro di una membrana contro cui viene spinta l’acqua grazie all’azione di una pompa interna al macchinario (in genere ad una pressione di 10 bar).
Le membrane sono costituite da un corpo centrale attorno al quale viene avvolta a spirale una tela semipermeabile. La membrana trattiene il soluto presente nell’acqua che viene, successivamente, scartato dal sistema attraverso lo scarico.
Le membrane si suddividono per dimensioni, espresse in pollici, e per quantità di acqua in grado di erogare, i GPD (galloni al giorno).
Le membrane vengono sostituite, in genere, ogni 2-3 anni. Per verificare il corretto funzionamento, è possibile utilizzare un termometro misuratore del TDS con cui è possibile misurare il livello di sali minerali in uscita dal sistema. Se il livello TDS in ingresso è uguale o poco superiore a quello in uscita allora la membrana è arrivata a saturazione.
Un altro modo per verificare il corretto funzionamento della membrana è dato dalla verifica del flusso. L’abbassamento della portata dal rubinetto, infatti, è un indice di un malfunzionamento della membrana.
Il depuratore ad osmosi inversa non è composto solo dalla membrana. In genere, sono dotati di filtri a sedimenti e a carbone attivo per un grado ulteriore di filtrazione dell’acqua e, talvolta, anche di uno stadio finale di filtrazione dato da un sistema UV.
La scelta dell’osmosi inversa non è scontata ed è bene farsi consigliare da un esperto in grado di suggerire il depuratore ad osmosi inversa più adatto alle proprie esigenze.