Molto spesso ci siamo trovati a parlare della grande importanza di utilizzare sistemi per il trattamento acqua al fine di ridurre i consumi di plastica e utilizzare in modo sicuro l’acqua che arriva nei nostri rubinetti.
Il settore del trattamento acqua, negli anni, è stato arricchito da diversi sistemi per il trattamento, dai filtri a carbone attivo fino ai sistemi ad osmosi inversa.
Quello che stiamo vedendo in questi anni è una continua evoluzione dei materiali, sempre più sicuri e in grado di trattenere sostanze inquinanti eventualmente presenti nella nostra acqua. Dall’arsenico ai nitriti, dal ferro ai batteri, sono molti i sistemi di trattamento acqua che ci consentono di bere acqua buona e sicura.
Ma se tutto questo fosse svolto da un solo sistema e senza alterare le caratteristiche organolettiche dell’acqua? Tra le scoperte più importanti degli ultimi anni c’è sicuramente quella del grafene (applicato poi nel nostro settore come filtro per acqua al grafene).
Come nasce il grafene
Nel 2004 due scienziati russi emigrati a Manchester, Andrej Gejm e il suo studente Konstantin Novosëlov, cercarono di ottenere delle strutture molto sottili di grafite. Il loro intento era di paragonare le proprietà di strati sottili e piatti di grafite con quelle dei nanotubi di carbonio, già noti da tempo. Per assottigliare sempre più delle scaglie di grafite Gejm e Novosëlov tentarono di usare del nastro adesivo, un metodo molto semplice ma efficace. Attaccando e staccando due pezzi di scotch con in mezzo un fiocco di grafite, si ottenevano strati sempre più sottili, che potevano poi essere trasferiti su un pezzo di silicio. Il procedimento funzionò. I due ricercatori trovarono fogli abbastanza larghi da essere visibili otticamente ma spessi solo tre, due, o anche un solo atomo di carbonio. Grazie alla facilità del metodo di produzione riuscirono a studiare le proprietà elettriche di un singolo foglietto di grafene. E scoprirono di aver trovato un tesoro.
I due scienziati per la loro scoperta ricevettero il Premio Nobel per la Fisica nel 2010, in riconoscimento della loro conquista.
II sistemi grafenici da sotto lavello
Grazie al grafene è già oggi possibile acquistare dei particolari filtri costituiti da CANAM, il quale rappresenta il materiale con un’innovativa tecnologia filtrante per il processo di depurazione dei fluidi. Il suo utilizzo offre la possibilità di operare su un’ampia gamma di contaminanti quali idrocarburi alifatici ed aromatici, solventi clorurati, MTBE, IPA, PCB, PCDD, PCDF, metalli pesanti e racalcitranti ( per esempio arsenico, cromo, ferro, zinco, manganese, rame, piombo, boro ecc..), così come agenti inorganici vari, tensioattivi, COD, composti azotati, fitofarmaci, batteri e virus tramite un’azione battericida, batteriostatica e igienizzante, intrappolamento delle fibre di amianto (crisotilo e anfibolo) ma anche microinquinanti emergenti (farmaci prescrivibili e non prescrivibili), prodotti per la cura ed igiene personale, antibiotici ad uso umano ed animale, interferenti endocrini, PFOS ePFOA.
Questo sistema grafenico, composto da filtri a baionetta al cui interno troviamo carbone attivo e CANAM, può essere facilmente installato sotto il lavello garantendo una qualità dell’acqua superiore rispetto a quella prodotta dai normali filtri in commercio.
Il risultato è un innovativo sistema di trattamento acqua in grado di trattenere una vasta gamma di agenti inquinanti senza alterare le caratteristiche organolettiche dell’acqua che beviamo.